domenica 8 luglio 2012

LETTERE DALLA LOGGIA - XIV

Cari amici, ormai rientrato dal viaggio di nozze, molteplici sono le novità e i temi di rilievo nelle vicende politico-amministrative del nostro Comune. ******************************* Mi riferisco in primo luogo alle difficili condizioni di bilancio in cui versa la Loggia. Sebbene infatti il nostro Comune abbia ottenuto un importante riconoscimento di virtuosità per i dati di bilancio 2009, la stretta del patto di stabilità e il venir meno di buona parte dei dividendi di A2A (letteralmente crollati dai 60-80 milioni di euro di inizio mandato agli 11 di quest’anno) hanno determinato una grave situazione dei conti comunali. Occorre riconoscere, in verità, che i dividendi corrisposti negli ultimi anni erano – come peraltro ripetutamente denunciato dal Gruppo PD in Loggia – obiettivamente sproporzionati, giacché le performances di bilancio dell’azienda frutto della fusione ASM-AEM avrebbero richiesto, sin dal 2008, di attestarsi su livelli ben più contenuti. Così non è stato, in particolare a causa della forte spinta del Comune di Brescia, con la conseguenza che la società ha pesantemente e ripetutamente attinto alle proprie riserve (depauperandole), pur di staccare così consistenti dividendi. Pur al netto di cospicui tagli – si pensi, tra i più evidenti, alla manutenzione del verde pubblico (oggi in stato davvero pietoso), al servizio di trasporto pubblico (che ha visto cancellate le ultime due corse notturne e diradato il servizio festivo), ai servizi sociali (che hanno visto l’aumento di rette e la diminuzione di determinate prestazioni, come il trasporto disabili), alla cultura (come dimostra la clamorosa vicenda del Museo di santa Giulia, recentemente riconosciuto patrimonio Unesco ma sostanzialmente non fruibile, a causa della messa in mobilità di numerosi lavoratori della cooperativa che ne assicurava l’apertura) – il bilancio 2012 si regge su una previsione di entrate da alienazioni per oltre 70 milioni di euro. Cioè: non solo riduzione pesante di servizi, ma anche dismissione del patrimonio (mobiliare e immobiliare) accumulato. E’ peraltro paradossale che ciò avvenga a fronte di scelte amministrative che, negli ultimi anni, sono state di segno opposto: tra il 2009 e il 2011, infatti, la società comunale Brixia Sviluppo ha operato acquisizioni immobiliari (di dubbia utilità) per oltre 15 milioni di euro e nel 2009 il Comune ha dato mandato a Brescia Mobilità di rilevare la fabbrica di cassonetti OMB, per circa 16 milioni di euro. Per non parlare dell’ipotesi, ormai formalizzata con apposita convenzione urbanistica, che il Comune acquisisca immobili nell’ambito del comparto degli ex Magazzini generali, al fine di realizzarvi una nuova sede dei propri uffici, ad un controvalore stimato in 49 milioni di euro. Il dibattito sulle alienazioni ha visto una notevole accelerazione a seguito dell’ingresso in Giunta di un nuovo assessore (Pedretti), che ha sostituito nella delega al Bilancio Fausto Di Mezza, nominato alla vicepresidenza del consiglio di sorveglianza di A2A. L’assessore Pedretti ha infatti imposto la pubblicazione, entro fine luglio, dei bandi per l’alienazione di numerosi immobili comunali (tra cui l’Arvedi di via Mantova e il Mercato dei Grani di piazzale Arnaldo) e ha già ottenuto il via libera dal Consiglio per la dismissione della quota dell’11%, detenuta dal Comune in seno a Centro Padane, la società autostradale che gestisce la Brescia-Piacenza. Tale ultima scelta è stata da noi censurata, a causa della tempistica ipotizzata: Centro Padane ha infatti una concessione autostradale scaduta e oggi, a pochi mesi dalla gara per la riassegnazione della concessione, il titolo ha uno scarso valore di mercato (circa tre volte il valore nominale, a fronte di un valore più che triplo che si ottenne dall’alienazione di Serenissima nel 2011). Ad ogni buon conto, l’alienazione dei beni sopra citati non permetterà da sola di riscuotere l’intera somma appostata a bilancio. Forse, il recente decreto sviluppo allevierà la condizione dei conti comunali, sbloccando l’incasso di un cospicuo credito d’imposta vantato, ma la necessità di entrate straordinarie permarrà, per come è costruito il bilancio della Loggia, anche per i prossimi anni. Tant’è vero che la stessa ipotesi di dismettere la quota (27,5%) in A2A - sebbene il titolo abbia perso in Borsa gran parte del suo valore (la collocazione iniziale, pari a 3€, è ormai un lontano ricordo…) - non è più così peregrina, al punto che nelle settimane scorse la Giunta aveva predisposto una delibera (poi ritirata) in cui si prospettava una diminuzione del capitale pubblico (Milano e Brescia) in A2A. Come PD, vista l’oggettiva difficoltà (che tuttavia è solo in parte figlia delle norme nazionali di finanza pubblica), abbiamo proposto di lavorare a un quadro di bilancio non limitato al breve periodo e che sappia individuare alcune priorità di azione: purtroppo, la conflittualità interna alla maggioranza (tra Lega e PdL e nel PdL) e la clamorosa assenza sul tema da parte del Sindaco, che pure sarebbe l’assessore alle Aziende Partecipate, ha fino ad ora impedito che ci si potesse davvero seriamente confrontare. ************************************ A2A è tornata al centro del dibattito consiliare, non solo per le sue ricadute sul bilancio comunale e sui servizi pubblici da essa erogati, ma perché – su iniziativa del PD (seguito poi a ruota da Lega, Udc e Pdl) – è stata predisposta una mozione di indirizzo per il rilancio industriale della società e per il recupero del ruolo di Brescia. Infatti, al di là delle (giuste) rivendicazioni bresciane circa lo svilimento delle professionalità interne e circa l’abbandono di un indotto e più in generale della virtuosa tradizione rappresentata in Asm, quel che A2A ha dimostrato in questi pochi anni di vita è di aver accantonato la propria mission industriale, a favore di una visione finanziario-centrica. La stessa politica di sviluppo energetico assunta dall’azienda è stata altamente ondivaga: si è passati infatti dall’innamoramento per il nucleare (sponsorizzato da Zuccoli) a quello per l’idroelettrico (sponsorizzato da Tarantini) alla scelta di un cammino ancora legato al termoelettrico (come dimostra la chiusura della vicenda Edison). Inoltre, la vocazione di A2A a divenire multiutility lombarda, e quindi con un radicamento territoriale, è stata smentita da scelte di dismissione in loco (la cessione delle reti elettriche ad alta tensione a Terna, la cessione della rete idrica della città di Bergamo a Uniacque e la progressiva cessione – già realizzata a Milano e, per ora, ipotizzata a Brescia – delle reti di fibra ottica a F2I), accompagnate peraltro da investimenti del tutto avulsi dal nostro contesto (come dimostra in maniera lampante il caso del Montenegro). La mozione predisposta dai gruppi consiliari chiedeva anche una seria revisione del modello organizzativo interno all’azienda, ridefinendo deleghe e procure dei direttori generali (in questi anni sbilanciate a favore del milanese Ravanelli e a scapito dell’ing. Rossetti), razionalizzando gli organismi di vertice (assai pletorici e costosi – sul punto avevo peraltro predisposto nei mesi scorsi una interrogazione molto critica, a cui il Sindaco ha dato una risposta particolarmente deludente). La mozione proponeva inoltre di individuare profili di sviluppo che valorizzassero in Brescia la filiera ambientale in senso lato (dai rifiuti, al teleriscaldamento all’acqua) e in Milano quella energetica in senso stretto. La mozione, pur se in taluni passaggi obiettivamente compromissoria, ha avuto il pregio di affermare comunque alcune chiare linee guida e ha rappresentato un deciso passo in avanti nella dialettica di palazzo Loggia. Per anni, infatti, il sindaco Paroli ha cassato sul nascere ogni ipotesi di discussione pubblica sulle sorti di A2A, trincerandosi dietro la motivazione che si tratta di società quotata in Borsa. Ciò che tuttavia più di ogni altra cosa emergeva dalla lettura della mozione era una decisa critica e sfiducia nei confronti di chi aveva avuto fino a quel momento le redini dell’azienda. Il che avrebbe dovuto comportare due conseguenze. La prima: di mettere in evidenza che la revoca operata da Paroli nel 2009, sostituendo l’ing. Capra e il vecchio consiglio di sorveglianza con l’avv. Tarantini sull’onda dello slogan “occorre che A2A non faccia rimpiangere ASM”, non aveva sortito gli effetti sperati. ASM continua infatti, più di prima, ad essere rimpianta. La seconda: di imporre un sostanziale ricambio negli organi di vertice dell’azienda. Cosa che, in realtà, non è avvenuta, giacché l’avv. Tarantini, dalla presidenza della Sorveglianza è passato alla Gestione, e Ravanelli, per la cui sostituzione si era speso anche l’assessore milanese Tabacci, è stato confermato. Alla prima occasione utile, in sostanza, il contenuto di tale mozione (che pure aveva registrato una grande convergenza politica) è rimasto lettera morta. Evidentemente è ancora troppo presto per esprimere un giudizio sul nuovo corso della società, la cui componente milanese – pur con la pesante eccezione di Ravanelli – è stata profondamente rinnovata (con persone peraltro di grande levatura). Tuttavia, notevoli sono i punti interrogativi e problematici che permangono, a partire dalle misure che si vorranno adottare per ridurre l’ingente debito della società (oltre 4 miliardi di euro) e per far fronte alla norma che impone, in assenza di gare, la diluizione del capitale pubblico sotto il 40% entro il giugno prossimo. Recentemente è stato annunciato con grande enfasi un piano di investimenti sulla rete e le centrali di teleriscaldamento in Città, ma quasi in contemporanea è emerso che il progetto di collettamento dei reflui della Valtrompia al depuratore di Verziano è accantonato per mancanza di risorse. Un quadro d’insieme, insomma, assai incerto. ********************************** Un altro tema sul quale mi sono particolarmente profuso (e per il quale trovate in allegato due mie prese di posizione) è quello relativo alla mobilità cittadina. Negli ultimi mesi, infatti, numerosi e importanti elementi si sono tra loro intrecciati a questo riguardo. Da tempo, come ricorderete, avevo sottolineato la necessità di avviare il percorso per il rinnovo del contratto di servizio del trasporto pubblico locale, in considerazione del fatto che quello con Brescia Trasporti sarebbe scaduto al 30 giugno 2011 e che a partire dal 1° gennaio 2013 sarebbe entrata in funzione la metropolitana. Tale sollecitazione è però caduta nel vuoto e l’assessore alla partita (il vicesindaco Rolfi) ha dapprima imposto una prosecuzione della vigenza del contratto fino alla fine del 2012 e solo successivamente ha avviato un dialogo con la Provincia di Brescia per ipotizzare una gara unica del trasporto urbano ed extraurbano, oltre ad alcuni servizi aggiuntivi (sosta, semafori, bike sharing). Quando però, finalmente, l’accordo con la Provincia è stato trovato, il quadro normativo era nel frattempo radicalmente mutato: da un lato l’entrata in vigore della nuova legge regionale sui trasporti (che demanda le funzioni di stazione appaltante, prima in capo agli enti locali, a nuove agenzie di bacino), dall’altro la manovra Monti di gennaio, che ha imposto il previo parere dell’Antitrust per il mantenimento del regime di esclusiva sui servizi pubblici locali. Entrambe le novità sopraggiunte hanno bloccato il percorso avviato, già in ritardo, dal Comune. Non può stupire, dunque, che una tale sottovalutazione dell’importanza del tema ‘trasporto pubblico’ abbia confermato – anche nei dati del consuntivo 2011 – l’ennesimo calo di passeggeri trasportati (circa mezzo milione), specialmente nel segmento più redditizio (biglietti), a fronte di un lievissimo incremento sul fronte abbonamenti. Certo, tale risultato è anche il frutto dell’introduzione delle nuove tariffe della sosta privata (con lo sconto del 50% per i residenti e il quarto d’ora di tolleranza aggiuntiva) che, combinate con l’intervenuto aumento dei biglietti e degli abbonamenti (+ 20%), hanno reso meno appetibile il trasporto pubblico. Nel frattempo, la Giunta – complici i tagli di bilancio – ha congelato circa cinque milioni di euro che prima versava a Brescia Mobilità. Tale misura, che come gruppo PD abbiamo portato alla luce a fine marzo (giacché fino ad allora tenuta riservata), ha comportato, come accennavo all’inizio, la diminuzione di alcuni servizi (dei quali, per l’importanza sociale specie per le giovani generazioni, il più rilevante mi pare il taglio delle due ultime corse notturne). In questo quadro, confuso e complesso, restano alcuni dati abbastanza allarmanti: a meno di sei mesi dall’entrata in funzione del metrobus (che per i primi sette anni sarà gestito dall’ATI Ansaldo-Astaldi e da Brescia Mobilità), non si conosce né chi sarà il gestore del servizio su gomma né il volto della nuova rete (che per ovvie ragioni dovrà essere modificata, esaltando l’asse di forza del metrobus, attestando le corse extraurbane ai capolinea periferici e ridisegnando le linee nei quartieri). Le stesse opere complementari al metrobus, la cui realizzazione spetta al Comune, sono in ritardo e molto ridimensionate sul piano economico. In compenso, la Giunta pare intenzionata (anche se in realtà l’iter è ancora molto articolato) a varare a tutti i costi il parcheggio sotto il Cidneo. Davvero si è di fronte a un’erronea scelta delle priorità amministrative! ********************************** La prossima seduta di Consiglio si terrà il 23 luglio.