giovedì 26 marzo 2009

LETTERE DALLA LOGGIA n. IV

Carissimi,
questo primo scorcio di 2009 si presenta ricchissimo di spunti politico-amministrativi.

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Clamoroso si presenta il tema del bonus bebè, la cui discussione - come ho cercato di dar conto nelle precedenti Lettere - accompagna fin dai primi passi la nuova Amministrazione comunale.

Dopo le prese di posizione politiche prima in campagna elettorale e poi in Consiglio comunale, a ottobre si era registrato il chiaro e articolato intervento del Vescovo di Brescia.
La Giunta, incurante dei suggerimenti avanzati da più parti, aveva però deciso di proseguire ugualmente sulla strada dell’esclusione delle coppie straniere dal beneficio di mille euro per ogni nuovo nato.
Nel frattempo un gruppo di associazioni del mondo cattolico bresciano, capitanate dalle Acli, ha promosso il Donum Bebè come forma di sostegno economico - senza discriminazioni di sorta - per la natalità cittadina, raccogliendo significative adesioni sia di singoli sia di realtà organizzate.
La questione ha però ben presto travalicato i confini del confronto politico, giungendo anche sulla via giudiziaria: via che è stata intrapresa da un gruppo di famiglie straniere - dunque escluse dal bonus - supportate in sede legale dalla Cgil.
La sezione lavoro del tribunale di Brescia, competente anche in materia di diritto antidiscriminatorio, ha riconosciuto nel bonus bebè - per come configurato - un intervento discriminatorio, giacché esclude arbitrariamente i non italiani dal relativo beneficio economico e contrasta con l’attuale legge sull’immigrazione (Turco-Napolitano, poi modificata dalla Bossi-Fini) che prevede che gli stranieri regolarmente residenti godano delle medesime prestazioni sociali previste per gli italiani.
Non solo, ma nella chiarissima sentenza del giudice Onni (gennaio 2009) si è di fatto ‘smontato’ il bonus per come era stato configurato, sottolineando che in realtà non può certo dirsi che esso si presenti come realmente efficace dal punto di vista dell’incentivo alla natalità. Non soltanto perché la somma prevista per ogni nuovo nato non potrebbe certo considerarsi decisiva nelle scelte procreative di coppia, ma anche perché essendo attribuito ai genitori dei nati del 2008 agirebbe a posteriori e quindi con finalità al più premiale, ma non incentivante la natalità.

La Giunta Paroli, invece di adeguarsi alla decisione del giudice (che aveva imposto l’ammissione anche dei residenti stranieri al bonus), non solo ha presentato reclamo al Collegio, perdendolo nuovamente (febbraio), ma anche adottato una scelta ritorsiva: da un lato la delibera sul bonus bebè è stata ritirata, dall’altro si è iniziato a dire che potranno essere messi in discussione anche i servizi attualmente predisposti ad hoc per la popolazione straniera.
Nonostante la propaganda leghista (che ancora si ostina a dire che ‘grazie alla Cgil e alla sinistra i bresciani non potranno beneficiare del bonus’), in realtà la maggioranza di destra-centro che governa la Loggia ha adottato la logica del ‘quanto peggio tanto meglio’, che nel caso di specie significa: pur di non dare il bonus alle famiglie di immigrati, lo si nega anche a quelle degli italiani.
Come gruppi di opposizione abbiamo fortemente stigmatizzato la scelta della Giunta che, anziché modificare la delibera sul bonus nel senso indicato, l’ha ritirata.

Il ritiro è stato peraltro censurato anche dal Tribunale di Brescia, che - nuovamente investito della questione da parte di un gruppo di potenziali beneficiari del bonus - ha statuito (marzo) che il ritiro si caratterizza in realtà come reazione ritorsiva dell’amministrazione comunale e che la via maestra per sopperire al carattere discriminatorio è l’estensione del beneficio anche agli stranieri regolarmente residenti.
La speranza è che - a questo punto - la Giunta sappia tornare sui propri passi, anziché acuire lo scontro politico e giudiziario; tuttavia il tono delle dichiarazioni usate da molti assessori all’indomani della terza sentenza non fa certo ben presagire circa il futuro.
Anzi, introduce anche a Brescia toni nei confronti della magistratura dal chiaro sapore berlusconiano: per il quale, se la sentenza è sfavorevole, allora c’è una magistratura politicizzata...

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Proseguono - con diverso ritmo - i cantieri della metropolitana, lungo tutti e 13 i km del percorso.
Da qualche settimana sono persino tornati all’opera gli operai nei siti di san Faustino e piazza Vittoria, fermi da diversi mesi.

Mentre come PD attendiamo che Brescia Mobilità venga a riferire in Consiglio comunale sullo stato di avanzamento dei lavori e sull’aggiornamento della situazione economico-finanziaria dell’opera (nel 2006 e nel 2007 si erano organizzati consigli comunali ad hoc, mentre con la nuova Giunta ciò ancora non è avvenuto), abbiamo da subito posto l’attenzione sulla questione delle opere complementari al metrobus.
Si tratta di quegli interventi di ridisegno urbanistico, di predisposizione di parcheggi di interscambio e di riorganizzazione dei servizi limitrofi alle diverse stazioni, che possono costituire il punto di forza o - viceversa - di debolezza dell’opera.
E’ infatti evidente che quanto più le stazioni e le aree limitrofe saranno ben raggiungibili e organizzate tanto più la metropolitana sarà pienamente appetibile. E viceversa.

Il Piano dei Servizi allegato al PRG nonché una delibera di Consiglio del 2004 elencano le opere complementari, la cui spesa di realizzazione è stimata in più di 40 milioni di euro (cifra che è ulteriore rispetto al costo di realizzazione del metrobus e che dunque deve essere messa a disposizione direttamente dal Comune).
Nel 2007 il Consiglio comunale ha enucleato (per un totale di 19 milioni di euro) alcune opere complementari definite prioritarie e che dunque dovranno essere realizzate prima dell’entrata in funzione del metrobus.
Tuttavia - se si eccettua il ridisegno delle vie Triumplina, Stadio ed Europa (per l’ultima della quale avevo sollevato perplessità ancora in tempi non sospetti) che è a uno stadio assai avanzato - il resto del corridoio metrobus paventa un forte ritardo.
Di questo aspetto abbiamo inteso chiedere approfondimenti in Commissione Lavori Pubblici, Urbanistica e Bilancio.
In quella sede però l’assessore Labolani, con fare sbrigativo e per nulla cordiale, ci ha seccamente risposto che vi sono solo dei disegni e nulla più.
Una successiva relazione curata dal responsabile della Manutenzione Spazi Aperti precisa questa situazione, addossando - pressoché interamente - la responsabilità ai tre progettisti esterni che lavoravano per il Comune e Brescia Mobilità dal 2003.
Ma la stessa relazione omette gravemente di sottolineare che i tre progettisti erano inseriti in un Ufficio di Direzione del Metrobus a cui partecipavano tutti i responsabili dei diversi settori interessati all’opera e che quindi se di ritardo si deve parlare le relative responsabilità sono assai più diffuse, coinvolgendo anche la ‘macchina comunale’.

A distanza di due mesi dalla riunione di gennaio, le Commissioni congiunte sono tornate a riunirsi: ma anche in quella sede non è stato fatto alcun passo avanti.
Gli unici dati emersi sono:
- che nel frattempo il Comune ha affidato due nuovi incarichi a professionisti esterni e
- che ha messo a bilancio, nel triennio 2009-2011, 15 milioni di euro per le opere complementari (dunque molto meno dei 43 totali e meno anche dei 19 ipotizzati come prioritari, che peraltro nel Consiglio del giugno 2007 avevo definito con preoccupazione come sottostimati).

Tale questione mi porta a dire che se già la precedente amministrazione aveva sottovalutato l’importanza delle opere complementari al metrobus, per la nuova amministrazione il tema ha ulteriormente perso di importanza e quel poco che al riguardo è stato fatto lo si deve all’iniziativa politica dell’opposizione.
Un’ulteriore dimostrazione insomma della scarsa lungimiranza che contraddistingue l’attuale giunta Paroli.

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Sul piano dell’impegno amministrativo ciò che nell’ultimo periodo più ha occupato il lavoro delle Commissioni e del Consiglio è stato l’iter di approvazione del Bilancio preventivo 2009.
Un atto nient’affatto formale, ma attraverso il quale si delineano le strategie di impegno dell’amministrazione per l’anno in corso e per il triennio 2009-2011.

Come già accaduto in alcuni degli ultimi anni, anche per il 2009 si è addivenuti all’approvazione del bilancio preventivo ad anno solare già iniziato.
Questo fatto - di per sé legittimo - è avvenuto in attesa che la Finanziaria nazionale definisse con una qual certezza le regole che gli Enti locali debbono rispettare nell’ambito del Patto di stabilità. Infatti, il mancato rispetto del Patto comporta pesanti sanzioni per gli enti interessati: dal blocco delle assunzioni alla mancata possibilità di accendere mutui...

La vicenda del Patto di stabilità quest’anno si è arricchita di alcune importanti vicende, sintetizzabili in quattro tappe:
- la manovra estiva di Tremonti (l. 133 del 2008), che imponeva al Comune di Brescia di non peggiorare i saldi di bilancio rispetto al 2007 (anno speciale, giacché ‘drogato’ dall’extradividendo di 70 milioni di euro derivante dalla fusione Asm-Aem). In pratica il Comune avrebbe sicuramente sforato oppure avrebbe dovuto svendere in quantità rilevantissima le proprie partecipazioni azionarie;
- dopo un pressing bipartisan dei parlamentari bresciani, la finanziaria 2009 esclude dal Patto di stabilità le entrate del 2007 derivanti da extradividendo per operazioni di fusioni, dando così sollievo al Comune di Brescia;
- a fine gennaio 2009, una circolare del Ministero di Tremonti specifica i contenuti della finanziaria e stabilisce che le entrate da alienazioni non rilevano ai fini del rispetto del Patto. Il Comune di Brescia che ha previsto alienazioni per quasi 30 milioni di euro è così fuori dal Patto più o meno per quella cifra;
- ai primi di marzo, la Corte dei conti della Lombardia dà un’interpretazione della Finanziaria diversa da quella della circolare Tremonti e più favorevole agli interessi di Brescia ma fa balenare anche che questa nuova interpretazione costerà alle casse dello Stato qualcosa come 1,4 miliardi di euro. Di conseguenza si temono ‘ritorsioni’ del Governo, che potrebbe andare a modificare la finanziaria nelle parti in cui questa era più favorevole ai comuni e quindi anche più favorevole a Brescia.

Per un approfondimento della questione (assai complessa) e per un giudizio sul bilancio preventivo del Comune, rinvio al testo dell’intervento da me pronunciato in Aula e qui allegato.

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Nel frattempo, stanno maturando altre numerose e interessanti questioni di carattere politico-amministrativo:
il nuovo Regolamento di Polizia Urbana, attualmente al vaglio della Commissione Sicurezza di cui sono membro;
la querelle sul destino dell’Eulo, per la quale ho predisposto un’apposita interrogazione in Consiglio;
l’incognita sul destino del repowering delle centrali di Lamarmora, al cui riguardo presto prenderò posizione.
Ma di questo, con maggior cognizione di causa, nella prossima Lettera dalla Loggia.

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Il prossimo Consiglio comunale, in cui si terrà anche la commemorazione del compianto sindaco Pietro Padula, recentemente scomparso, sarà lunedì prossimo, 30 marzo, in diretta televisiva (dalle 14 in poi).

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