lunedì 26 ottobre 2009

LETTERE dalla LOGGIA VI


Cari amici,

nonostante il periodo assai intenso per via dell’imminente orale d’avvocato, l’impegno sui banchi del Consiglio comunale non viene meno.
Dopo la consueta pausa estiva, i lavori sono ormai ripresi a pieno ritmo e molti sono i fatti degni di nota.

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La partita urbanistica continua a essere uno degli elementi, oltre che di maggiore interesse, anche di più serrato confronto tra maggioranza e opposizione.

Chi di voi leggeva le Lettere che inviavo nel precedente mandato, quando il centro-sinistra era al Governo, sa che non ho mai lesinato critiche su questi argomenti alla maggioranza di cui ero parte.
Tuttavia, ciò che più mi sento di criticare nell’attuale gestione del territorio è l’assenza di qualsiasi approccio di coordinamento e di pianificazione entro il quale realizzare tutta una serie di interventi.
Mi spiego meglio: la nuova legge lombarda di governo del territorio impone ad ogni comune di dotarsi di un Piano di governo del territorio entro il marzo del prossimo anno. Brescia, anche in ragione del fatto che si era dotata di un PRG non molti anni fa (2003-2004) ha ragionevolmente atteso la scadenza del termine della Regione per dotarsi del nuovo Piano.
In attesa del nuovo Piano, molti interventi sarebbero comunque possibili sulla scorta del PRG vigente e quindi davvero non si capisce (o meglio, si capisce ma non si condivide) perché si annuncino progetti (dall’abbattimento delle Torri di san Polo alla nuova sede del Comune presso gli ex Magazzini Generali alla Cittadella dello Sport nelle Cave di Buffalora…) che non rientrano in un disegno organico della città e che sono fuori da qualsiasi pianificazione.

La mancanza di un disegno organico, e dunque la fretta con cui si annunciano certe scelte, ha inevitabilmente certe conseguenze.
Si pensi al caso delle Torri di san Polo.
L’ultimo progetto presentato prevede una spesa, per l’abbattimento di una sola torre e la sistemazione delle relative famiglie, di 40 milioni di euro (con un costo, se parametrato ai nuclei familiari oggi lì ospitati, di duecentomilaeuro a famiglia), cioè più del doppio di quanto si era propagandato inizialmente un anno fa.
Peraltro, oltre ai maggiori (e non indifferenti) costi, rimane intatto il fatto che, per i prossimi anni, le liste d’attesa per l’assegnazione delle case popolari rimarranno inevitabilmente bloccate.
Resta poi senza risposta la domanda sul perché non sia nemmeno immaginato di valutare per la torre un destino diverso da quello del semplice abbattimento.

La Cittadella dello Sport (l’unica delle opere annunciate che quantomeno era nel programma della Giunta Paroli) è stata presentata sulle colonne domenicali del Giornale di Brescia a inizio settembre, con tanto di rendering, progettisti e cifre.
Ma a distanza di più di un mese in Commissione Urbanistica non è giunta ancora nessuna documentazione al riguardo e anzi sedute appositamente convocate sul tema sono state rinviate a data da destinarsi.

Anche la vicenda di piazzale Vivanti a Mompiano, con la previsione di realizzare non uno (come previsto nel PRG) ma due nuovi condomini di circa 5 mila metri quadrati ciascuno è figlia di questo stile.
Oggi la Giunta potrebbe forse essere costretta a fare marcia indietro, dopo che alcuni esponenti del centro-destra (l’assessore regionale Nicoli Cristiani, il presidente di circoscrizione Rossi) hanno sostanzialmente bocciato il progetto e dopo che centinaia di cittadini hanno messo nero su bianco la loro contrarietà all’intervento.
Ma a luglio, quando della cosa si discusse in Commissione, la proposta (avanzata dal collega Ferrari) di chiedere un parere sul tema alla Circoscrizione non venne presa in considerazione e, nonostante le richieste di opportuni approfondimenti, i tempi di confronto sul progetto furono rapidissimi.

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Una proposta di merito avanzata dal Gruppo del PD, che al riguardo ha presentato una mozione da discutere in Consiglio comunale, riguarda l’annosa vicenda dello Stadio di calcio.

Come noto, negli ultimi anni sembrava certo il trasferimento del Brescia calcio dal Rigamonti a Castenedolo, ove sarebbe dovuto sorgere un nuovo impianto sportivo, con annesso un massiccio intervento commerciale.
Questa ipotesi è sostanzialmente tramontata perché la crisi finanziaria ha messo in ginocchio il gruppo di privati che avrebbe dovuto farsi carico dell’intervento e nel contempo si sono moltiplicate le critiche alla realizzazione dell’ennesimo centro commerciale (in una città e in una provincia saturi sotto questo profilo).
D’altro canto il Rigamonti, per come si trova oggi, appare sempre più inadeguato, tanto che se il Brescia dovesse essere promosso in serie A lo stadio non sarebbe omologato rispetto alle nuove norme di sicurezza.

Consapevole di questa situazione, dopo un lungo confronto, il Gruppo del Partito Democratico è giunto alla conclusione che la soluzione più ragionevole consista in una radicale ristrutturazione del Rigamonti.
Un intervento che, eliminando gli spalti metallici e avvicinando curve, gradinata e tribuna al campo di gioco, riconfermi l’area di Mompiano a vocazione pubblica e sportiva – in ideale trait d’union con la nuova Piscina attualmente in costruzione – e scongiuri il rischio (tutt’altro che improbabile, vista la vicenda di Piazzale Vivanti) di cementificazione dell’area. L’intervento, che avrebbe il pregio di potersi effettuare con risorse tutto sommato limitate (e quindi, in teoria, anche a carico del solo Comune), si giustifica
- con l’ormai non lontana entrata in funzione del metrobus (che potrà costituire una reale alternativa al traffico privato) e
- con il fatto che i problemi di ordine pubblico (che negli anni Novanta erano all’ordine del giorno) sono per fortuna ormai alle spalle e dunque non richiedono necessariamente di spostare l’impianto fuori della Città.

Personalmente, avendo sostenuto in passato questa posizione un po’ in solitudine, sono molto soddisfatto che il Partito sia giunto a tali conclusioni; sono però altrettanto consapevole che non è per nulla scontato che tale posizione sia maggioritaria in Consiglio (anche se mi risulta che vasti settori della Lega siano dello stesso avviso, a partire dal presidente della Provincia).

Certo, una scelta di tal genere presta il fianco a due critiche.
Una di ordine temporale e attiene al ritardo con cui si giunge a dare soluzione a un problema aperto da ormai molti anni (ma quella critica varrebbe per qualsiasi tipo di intervento!),
l’altra di coerenza politica, essendo stata la precedente amministrazione (sindaco Corsini in testa) a sponsorizzare l’ipotesi di Castenedolo.
Ma, una volta detto che quell’ipotesi non è più praticabile (e fatta salva la mia valutazione dissenziente già al tempo), la soluzione di ristrutturare il Rigamonti appare certamente più opportuna che non quella di far realizzare lo Stadio ai privati nelle Cave di Buffalora.

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La questione del Patto di Stabilità è tornata prepotentemente di attualità: si tratta di un tema di grande ricaduta amministrativa e che, facendo parte della Commissione Bilancio, ho avuto modo di approfondire.

Ricorderete che già all’approvazione del bilancio di previsione 2009 molti erano stati i dubbi che avevamo manifestato, perché la Giunta – pur rispettando i termini di legge – non si era uniformata a una circolare del ministro Tremonti che interpretava alcune norme della Finanziaria.
Soltanto poche settimane dopo l’approvazione del bilancio, la legge finanziaria veniva modificata, nel senso indicato da Tremonti e dunque in maniera contraria a quanto fatto dal Comune.
In particolare con la modifica in questione veniva cassato l’emendamento-Brescia, che riconosceva alcune peculiarità per la nostra Città e che teneva conto del maxidividendo di ASM del 2007 (quello, tanto per intenderci, della fusione da cui è nata A2A).

Abbiamo criticato la modifica della legge perché:
- da un lato manteneva ingiuste deroghe per i comuni di Roma, Catania e Palermo (che certo non possono vantare di essere comuni virtuosi, almeno sotto il profilo del bilancio),
- dall’altra cancellava quella previsione per Brescia, da sempre riconosciuta come città dai conti in ordine e dal bilancio sano.
E’ paradossale che tutto questo sia avvenuto e avvenga con un Governo in cui siedono esponenti leghisti (da ultimo, il Presidente della nostra Provincia Molgora, che è sottosegretario al Ministero dell’Economia e Finanze).
E’ ancor più clamoroso che la legge che ha cassato l’emendamento Brescia sia stata votata dal nostro Sindaco, il quale – in barba alle norme in tema di incompatibilità – continua a mantenere anche l’incarico di deputato.
E pensare che la motivazione per la quale si era ‘giustificato’ il doppio incarico stava nella possibilità di valorizzare Brescia in sede romana…

Il Comune si avviava così a sforare il Patto di Stabilità (andando incontro a sanzioni non indifferenti: blocco delle assunzioni, divieto di contrarre mutui, tagli dei trasferimenti statali…).
Per fortuna invece, anche grazie al nostro contributo di stimolo, nella maggioranza ha prevalso la posizione responsabile di quanti – tra i quali l’assessore al Bilancio Di Mezza – hanno ritenuto di impegnarsi affinché il Patto possa essere rispettato e la città non sia ulteriormente penalizzata.
Come PD, abbiamo apprezzato il proposito della Giunta.
Tuttavia, abbiamo anche sottolineato:
- le contraddizioni con quanto fino a poche settimane fa gli esponenti del centro-destra andavano dichiarando (ossia che erano pronti a sforare il Patto e che non temevano le relative sanzioni);
- i risparmi e i rinvii di spesa, che il rispetto del Patto impone, cozzano con alcune discutibili scelte a cui si è assistito e che, dal nostro punto di vista, rappresentano sprechi belli e buoni (come il Gran Galà dello Scherma, una serata in piazza del Duomo che è costata alle casse comunali più di 120 mila euro).

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Sotto questo profilo, dunque, sembrava tutto risolto, ma un grave impedimento si è profilato all’orizzonte per gli equilibri di Bilancio del nostro Comune, che si è sempre basato (specialmente negli ultimi anni) sulle cospicue entrate derivanti dai dividendi di Asm-A2A.

Sembra, in effetti, che per l’anno 2009 A2A non sia in grado di garantire tali dividendi, poiché dovrà restituire qualchecosa come 200 milioni di euro di aiuti di Stato che la Commissione Europea ha dichiarato illegittimi.
La questione per la verità non è nuova (la condanna della Commissione Europea risale al 2002), ma fino ad oggi l’Italia è stata sostanzialmente inadempiente all’obbligo di recupero di questi crediti, che erano stati concessi nella seconda metà degli anni Novanta per incentivare la trasformazione delle Aziende Municipalizzate in società per azioni.
Tra l’altro, l’inadempienza dell’Italia nel recuperare tali somme si traduce in ulteriore aggravio in termini di interessi: si pensi che della cifra che A2A deve restituire allo Stato quasi il 40 % è dato da interessi che sono venuti nel frattempo maturando.
Si potrebbe essere portati a dire che in questo contesto il Comune non abbia alcuna responsabilità e che quindi Palazzo Loggia sia incolpevole se, come pare presumibile, per quest’anno non riuscirà a chiudere i conti in ordine per via dell’assenza del dividendo di A2A.
Tuttavia, ad un’attenta analisi, le cose appaiono in maniera un po’ diversa.
E’ vero, già lo si è detto, che il Comune si è sempre basato sui dividendi di Asm; tuttavia, vi è sempre stata accortezza – da parte delle precedenti Giunte di centro-sinistra - nel prevedere l’ammontare dei dividendi stessi.
Il Bilancio cioè era costruito sottostimando i dividendi di Asm, cosicché – qualora questi non fossero stati disponibili in tutto o in parte – i progetti programmati avrebbero comunque potuto essere realizzati.
Negli ultimi due anni invece, la Giunta Paroli ha enormemente aumentato la previsione di entrata dei dividendi ed anzi ha attinto alle riserve di A2A per garantirsi tutto quanto aveva previsto.
Di conseguenza, di fronte alla prospettiva che per il 2009 A2A non erogherà dividendi, non solo il Comune non sarà in grado di realizzare tutto quanto aveva previsto, ma non riuscirà a chiudere il bilancio in maniera regolare, sforando così il Patto di stabilità.
Varrà la pena aggiungere che questi errori politico-amministrativi sono il frutto:
- da un lato di un mancato coordinamento all’interno della Giunta (le deleghe al Bilancio e alle Aziende Partecipate sono di competenza di due assessori diversi e non, come negli ultimi dieci anni, cumulate nella stessa persona) e
- dall’altro anche di una certa imperizia (il Sindaco ha candidamente ammesso che, nonostante avesse fatto per cinque anni il presidente della commissione Bilancio del Comune, non conosceva la differenza fra l’introito dei dividendi in termini di competenza e di cassa!).
Per quanto mi riguarda, resto convinto che sarebbe una indebita forzatura se il Comune pretendesse nuovamente da A2A di ottenere i dividendi, attingendo alle riserve, perché questo indebolirebbe l’azienda (che peraltro non naviga in ottime acque, a prescindere dalla questione degli aiuti di Stato da restituire) e perché il Comune – se vuole comportarsi da serio azionista pubblico – deve pretendere dalla propria azienda prima di tutto tariffe accettabili, sostenibilità ambientale, manutenzioni tempestive, una seria politica di ammortamento degli investimenti.

Insomma, l’azienda dei servizi municipalizzati non è mai stata e non può certo divenire ora una mucca da mungere in termini economici.
Semmai, il Comune-azionista deve sapere essere incisivo su alcune scelte strategiche che hanno ricadute sui servizi e sull’economia locale (e su questo, per inciso, come PD proporremo a breve una mozione in Consiglio).

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Infine, tra le iniziative più circostanziate di cui mi sono occupato, vorrei segnalare:

- la questione dell’Eulo, per la quale ho predisposto un’interrogazione al Sindaco al fine di conoscere le prospettive del sostegno degli Enti locali alla ricerca universitaria dei due atenei bresciani, stante il deliberato recesso della Provincia;

- l’attuazione del nuovo Regolamento di Polizia Urbana, che – come temuto – sta evidenziando una discrezionalità da parte degli agenti della Polizia Municipale, su mandato del vicesindaco, a tutto danno della popolazione immigrata (le vicende legate alla multa domenicale per il cricket e alla multa presso la statua della Bella Italia sono eloquenti!).
A tale proposito, come Gruppo abbiamo predisposto un’interrogazione che sarà presentata nel prossimo Consiglio.
Inoltre il 4 novembre prossimo interverrò su questo tema a una serata di approfondimento promossa dal Circolo di Libertà e Giustizia di Brescia.

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Il prossimo Consiglio sarà venerdì 30 ottobre

Un cordiale saluto e... alla prossima.

Federico Manzoni

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